Ottobre, 2015

sab31ott17:30CHITARRA E PERCUSSIONI: UNA STRANA COPPIA?Emanuele Segre e Gianluca Saveri17:30 Modena, Via Padova 172Rassegna:musica fuori

saverisegre

Giorno e Orario

(Sabato) 17:30

Luogo

Modena

Via Padova 172

Programma di sala

Sabato 31 ottobre 2015, ore 17.30
Teatro San Carlo, Modena

Emanuele Segre chitarra
Gianluca Saveri percussioni

 Baden Powell (1937-2000)
Canto de Ossanha                         

Iannis Xenakis (1922-2001)
Rebonds B                                     

Heitor Villa-Lobos (1887-1959)
Preludio n. 1                              

Heitor Villa-Lobos (1887-1959)
Chôro n. 1                                       

Isaac Albéniz (1860-1909)
Asturias op. 47                             

John Cage (1912-1992)
Dream                                                 

Steve Reich (1936)
Nagoya Guitars                               

Giovanni Sollima (1962)
The Black Owl (elab. Gianluca Saveri)  

Il chitarrista Emanuele Segre ha eseguito concerti in tutto il mondo. Definito “a musician of immense promise”, ha suonato come solista con Yuri Bashmet e i Solisti di Mosca, con la English Chamber Orchestra diretta da Salvatore Accardo, la Rotterdam Philharmonic Orchestra, i Solisti di Zagabria, la European Community Chamber Orchestra, l’Orchestra da Camera Slovacca, la Süddeutsches Kammerorkester e ha collaborato con l’orchestra del Teatro alla Scala di Milano. È stato invitato a partecipare a prestigiosi Festival internazionali e ha vinto numerosi concorsi. Jean Françaix gli ha dedicato il suo concerto per chitarra e orchestra che egli ha anche inciso per la casa discografica Wergo. Ha registrato vari altri CD per la Delos, Claves, Amadeus e altre case discografiche. Nato nel 1965, ha studiato con Ruggero Chiesa al Conservatorio di Milano, dove si è diplomato con lode e menzione speciale, seguendo successivamente corsi di perfezionamento con Julian Bream e John Williams. Ha studiato anche violino e composizione. Attualmente insegna presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali “Giulio Briccialdi” di Terni.

 Gianluca Saveri, diplomatosi in strumenti a percussione con il massimo dei voti, dedica gran parte della sua carriera alla musica da camera, come fondatore del quartetto Tetraktis Percussioni di Perugia. Il gruppo si esibisce dal 1993, in campo nazionale ed internazionale e ha all’attivo vari CD, con brani originali composti e dedicati a Tetraktis da autori italiani come Sollima, Boccadoro, Battista, Ciammarughi ed altri. Tetraktis Percussioni è presente nel CD “Safari” di Lorenzo Jovanotti e collabora nel teatro con Elio Pandolfi. Saveri è stato primo percussionista della Mahler Chamber Orchestra e componente della prestigiosa Lucern Festival Orchestra, con cui ha inciso per la Virgin Classic e per la Deutsche Grammophon. Ha suonato per la TV Arte ed altre emittenti internazionali, esibendosi nei più prestigiosi auditorium internazionali. È invitato nei maggiori enti sinfonico-teatrali italiani ed è stato diretto da Abbado, Harding, Maazel, Rostropovich, Prétre, Sinopoli, Muti, Hogwood, Inbal, De Burgos, Temirkanof, Pappano, Boulez, Dudamel. Si esibisce come solista con brani di autori contemporanei, qual: V. Globokar, G. Battistelli, V. Staub, K. Stockhausen. È docente nella classe di strumenti a percussione del Conservatorio di Musica D. Cimarosa di Avellino. 

SAVERI SEGRE DUO. L’affinità che caratterizza due strumenti come la chitarra e la percussione risale alle sonorità folkloriche espresse  dalle genti andaluse, sud americane, mediorientali, africane. Cordofoni e percussioni fanno parte della cultura tradizionale presente nella maggior parte dei linguaggi musicali globali. L’originale elaborazione attuata dal duo Saveri-Segre, nel rispetto delle tradizioni, intende proporre una ricerca artistica e timbrica basata sui linguaggi tradizionali rivisitati e  alimentata da nuove idee musicali condivise ed elaborate per  l’occasione da giovani e importanti compositori italiani come Giovanni Sollima e Riccardo Panfili.

All’inizio del concerto, un tributo al grande chitarrista brasiliano, con uno dei suoi brani più noti, Canto de Ossanha, straordinario esempio della fantasia ritmico-melodica di Baden Powell. Rebonds, composto tra il 1987 e il 1989 per un solo percussionista, è concepito in due sessioni A e B che possono essere eseguite seguendo l’ordine AB, BA, solo A, solo B. Il brano si basa sul “sistema di proporzione matematica originato dal concetto pitagorico secondo cui ‘tutto è numero e la capacità di alcune relazioni numeriche mostrano la struttura armonica dell’universo” (Ching). Non a caso, quindi, Xenakis in Rebonds utilizza il concetto della Sezione Aurea, sviluppando addirittura – nella session B – 87 battute da 4/4, contenenti un numero equivalente a 1392 semicrome! Il sistema musicale adottato prevede due linee melodiche gestite dalla mano destra e dalla mano sinistra. Succede però che durante l’esecuzione le linee diventino apparentemente una sola, cioè la melodia a cinque note si incastra perfettamente con le semicrome ripetute sul bongo acuto. Dunque due tessiture separate che si uniscono tra le mani del musicista, a cui è richiesto l’impiego di una grande energia fisica.  In Chôro  n. 1, Heitor Villa-Lobos compie una penetrante esplorazione delle potenzialità espressive dello strumento, pervenendo a svelare la presenza di spazi musicali mai prima conosciuti. Le sue composizioni riflettono lo spirito profondo e le modalità proprie del canto popolare brasiliano in un’ideale, originalissima fusione con il linguaggio musicale dell’Occidente. Celebre composizione per pianoforte solo di Isaac Albéniz, Asturias fu pubblicata per la prima volta a Barcellona nel 1892 come preludio alla Suite Chants d’Espagne. Nonostante la parola “Asturias” si riferisca inequivocabilmente alla regione del nord della Spagna, questo pezzo ha poco o nulla a che fare con esso e con le sue tradizioni musicali: piuttosto presenta una marcata contiguità con le caratteristiche del flamenco dell’Andalusia, la regione a sud del paese. Dream è stato scritto da John Cage nel 1948 come un accompagnamento di pianoforte alla danza di Merce Cunningham. La musica segue una struttura coreografica ritmica, con una gamma fissa di toni. Durante la composizione le risonanze e i suoni sono sostenuti manualmente o con il pedale, lo stile interpretativo è morbido e meditativo, ricordando Erik Satie e musica impressionista. La presenza di una sola linea melodica prefigura lo stile del minimalismo di Terry Riley, Steve Reich e Philip Glass. Nagoya Guitars presenta  una complicatissima ragnatela di contrappunti e canoni, nella quale l’autore, Steve Reich, ispirato in parte dalla musica etnica centro-africana, punta tutta la sua attenzione sui giochi ritmici. Il risultato che ne sortisce  è un discorso musicale ipnotico e trascinante. Reich appartiene a quella generazione di musicisti statunitensi che definitivamente hanno saputo dare voce a una sensibilità americana, del tutto emancipata rispetto a modelli di derivazione europea. Giovanni Sollima è un artista che esprime una sensibilità musicale autenticamente contemporanea. Il suo retroterra è rappresentato da una rigida formazione accademica, che tuttavia non gli inibisce contatti con il mondo del pop-rock, della musica etnica, dell’improvvisazione. In The Black Owl, opera recente del compositore siciliano, riecheggiano gli incastri ritmici e la modularità delle parti di un certo minimalismo americano, che tuttavia l’autore soffonde in un’aura tutta mediterranea.

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