Febbraio, 2016

sab13feb16:45Happy Birthday, Mister Reich!A cura dell’Istituto Musicale “O. Vecchi – A. Tonelli”16:45 Auditorium Marco BiagiRassegna:SPAZIO15’Eventi:Concerti fuori abbonamento

Giorno e Orario

(Sabato) 16:45

Luogo

Auditorium Marco Biagi

Programma di sala

 

Sabato 13 febbraio 2016, ore 16.45
Auditorium Marco Biagi, Modena

Happy Birthday, Mister Reich!

A cura dell’Istituto Musicale “O. Vecchi – A. Tonelli”

Eugenia Lentini, violino
Alessandro Lo Giudice, flauto
Silvia Puggioni, clarinetto
Nicola Fratti, pianoforte

Precursori e fondatori del minimalismo.

Christian Wolff (1934 – )
Serenade per flauto, clarinetto e violino (1950)

Morton Feldman (1926 – 1987)
Extension 3 per pianoforte (1952)

La Monte Young (1935 -)
Compositions 1960, n. 7 per flauto, clarinetto, violino e pianoforte.

Ingresso gratuito

 

Composta nel 1950 quando l’autore aveva appena sedici anni, la Serenade per flauto clarinetto e violino è una delle prime opere che Christian Wolff presenta al proprio mentore John Cage raccogliendone le indicazioni sull’uso di materiali compositivi tanto ridotti quanto ‘organizzati’. Il pezzo si basa su tre sole note poste alla stessa distanza intervallare (una quinta giusta) che si sviluppano in una sequenza ritmica, e quindi in una serie di sovrapposizioni armoniche, dalle proporzioni rigorosamente predeterminate e sempre cangianti, tali da prefigurare il successo della minimal music che avrebbe spopolato negli Stati Uniti qualche anno più tardi.

Al 1952 risale invece Extensions 3 di Morton Feldman, amico e sodale sia di Cage sia di Wolff. Nel breve pezzo per pianoforte – parte di un piccolo gruppo di composizioni definite in ogni parametro, realizzate in un periodo nel quale l’autore s’interessava piuttosto alle partiture grafiche – Feldman getta le basi della propria estetica compositiva e realizza, grazie all’estrema rarefazione dei suoni indicati in partitura, quello stato di «stasi vibrante», nelle parole dello stesso Feldman, che il compositore illustrerà in seguito con una frase illuminante: «Per estensioni io non intendo ‘continuità’. [Nel comporre il pezzo] avevo la sensazione di un ponte del quale non si vede l’inizio o la fine, in cui ciò che si vede sembra trasfigurato nello spazio».

Tra i veri padri fondatori della minimal music è invece La Monte Young, che nel 1960 licenzia una serie di quindici Compositions delle quali la più nota è la numero 7, che esemplifica al meglio l’idea del compositore di un suono inteso come «esperienza percettiva interiore», e tradisce l’interesse di Young per le filosofie orientali e per lo Zen in particolare. Concepita su due sole note a distanza di quinta giusta, con l’esplicita indicazione «da tenere a lungo», Composition 1960 #7 può essere eseguita da qualsiasi numero e combinazione di strumenti. Scopo dell’opera è guidare l’ascoltatore verso una percezione ‘concettuale’ del tempo e del suono libere da qualsiasi vincolo formale.

Daniele Piroddi

 

Pin It on Pinterest

X