Luglio, 2020

Giorno e Orario
(Sabato) 20:00
Luogo
Giardino botanico Esperia
Localita' Passo Del Lupo, Sestola, MO 41029
Programma di sala
La Piva riscoperta Gino Pennica e Franco Calanca cornamuse emiliane Musica da tradizione orale e colta ore 19 visita guidata al giardino Esperia:
Programma di sala
La Piva riscoperta
Gino Pennica e Franco Calanca cornamuse emiliane
Musica da tradizione orale e colta
ore 19 visita guidata al giardino Esperia: 4 euro
prenotazione obbligatoria presso CAI Modena giardino.esperia@cai.mo.it
ore 20 concerto
capienza massima 60 persone
Prenotazione nominativa obbligatoria: segreteriagmimo@gmail.com
Biglietto faidaté: da zero a 10 euro secondo responsabilità, disponibilità, gradimento
La magia del suono delle ance ricavate da semplici canne ha da sempre affascinato gli uomini di tutto il mondo e in Europa, ancor oggi, si suonano diverse cornamuse simili tra loro. Accurate ricerche hanno permesso, con tempo e pazienza, la ricostruzione della Piva emiliana, ritenuta estinta nel secolo scorso. Non si torna più quindi “con le pive nel sacco” ma si fa festa: con gli antichi balli staccati, tramandati oralmente e brani rinascimentali e del periodo barocco.
Gino Pennica dal 1975 ricerca manifestazioni e espressività popolari tradizionali dell’Emilia; ha contribuito alla riscoperta, rifunzionalizazzione e ricostruzione della Piva Emiliana e dei Balli Staccati dei territori reggiani, modenesi e bolognesi insieme ai gruppi musicali di cui è fondatore: Pivenelsacco, Ariva la Piva, Bounanot Sunador, Balarèin dla Ligéra, Orchestra La Rumorosa. Tra le sue pubblicazioni: Con la guazza sul violino, tradizioni musicali nella provincia di Modena, Edizioni Squilibri , Roma, 2009; Cento Rami musiche colte e popolari per pive emiliane, RadiciMusic Records, Arezzo, 2011.
Franco Calanca è un artigiano scrupoloso e perennemente insoddisfatto, sempre alla ricerca di quel pelino in più che lo avvicini alla perfezione. Nasce come ricercatore/interprete della musica tradizionale dell’Appennino emiliano e, come tale, si pone all’opera per ricostruire lo strumento Piva emiliana (di cui si erano pressoché perse le tracce) riportandolo a nuova vita anche sotto il profilo del repertorio, anch’esso, per la gran parte, recuperato. Si dedica quindi alla cornamusa scozzese, di cui è un naturale e finissimo interprete, e comincia e costruire i suoi primi esemplari raggiungendo, oggi, livelli qualitativi di assoluta eccellenza.